Da TriestePrima – Tra le parole affermate durante una conferenza stampa ed un’ordinanza la differenza c’è e può complicare la necessaria comprensione del testo. Ha provocato numerose reazioni – e conseguenze per le attività non di poco conto – l’interpretazione dell’annuncio relativo alle misure restrittive contenute nell’ordinanza firmata dal governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga e le successive precisazioni scaturite dopo la sua pubblicazione.
La conferenza viene convocata alle 11:30 e Fedriga parla alla stampa e in diretta sui suoi canali social e quelli della Regione. Poco dopo mezzogiorno il presidente afferma che, in riferimento alle nuove strette sui locali pubblici, “non sarà consentito il consumo di bevande o cibi sul suolo pubblico o in luoghi aperti al pubblico”. Proprio TriestePrima, verso la conclusione della conferenza, ha chiesto all’esponente leghista un commento in tal senso.
“Il divieto di consumare cibi e bevande sulla pubblica via potrebbe portare, visto l’alto numero di lavoratori in smart working e un settore già provato dalla crisi, alla decisione da parte dei titolari dei bar di abbassare definitivamente le serrande”. “Nell’ultimo fine settimana – questa la risposta di Fedriga – abbiamo visto diversi capannelli di persone fuori dai bar. Dobbiamo capire che è il momento di combattere tutti insieme”. Incassata la risposta, chiediamo alla Regione di poter vedere l’ordinanza poco prima delle 16. Tuttavia, del testo non si trova traccia fino a circa le 19:20 quando viene pubblicato sul sito della Regione e della Protezione Civile. Fino a quel momento, come commenta l’avvocato Alberto Kostoris, “tutti quindi si erano basati sulle precise parole pronunciate da Fedriga stesso. Il problema è che, sul punto, l’ordinanza dice una cosa diversa”.
Secondo Kostoris, il passaggio in questione parla di un “divieto di consumo di bevande o cibi” che varrebbe “solo nella vicinanze degli esercizi di vendita o o in luoghi dove siano possibili assembramenti”. La pubblicazione delle misure e la finestra di incertezza data dal tempo trascorso tra l’annuncio e la comparsa ufficiale dell’ordinanza, per l’avvocato triestino “ha avuto come conseguenza che molti bar non sapevano cosa fare. Quante persone stamattina non andranno a prendersi il caffè per asporto pensando che non si possa bere subito dopo?” si chiede Kostoris che si interroga se sia “questo il modo di agevolare gli esercenti di locali pubblici e i cittadini in genere”.
Nello specifico, la precisazione per quanto riguarda l’asporto e il consumo di cibi e bevande (che non sono vietati) diventa doverosa. A chiarire il tutto è anche Max Tramontini, amministratore del gruppo Te son de Trieste se. “Potete prendere il caffè, basta che non stiate vicino al bar a berlo con due amici”. Anche la leghista Monica Canciani si è presa la briga di spiegare via social l’ordinanza. “Se prendi un caffè per asporto al bar non te lo porterai a casa, ma lo consumerai distante. Il senso della norma contenuta nella nuova ordinanza è questo. Nessuno vi vieta di bere acqua per strada, ma dovete evitare di formare assembramenti sul luogo pubblico”.
Insomma, il “caso” del caffè da asporto rappresenta l’ennesima confusione generata da ordinanze e decreti, e che ha provocato sofferte decisioni tra i gestori di attività professionali interessate dal provvedimento. C’è da dire che, tranne per una marginale differenza tra la parola “adiacenze” e “vicinanze” (nel contesto dell’asporto ndr) e le misure rivolte al mondo dello sport non professionistico, l’ordinanza emessa ieri 23 novembre non aggiunge quasi nulla di nuovo rispetto al passato. Le raccomandazioni per quanto riguarda le visite o le cene a casa di amici esistevano già, come pure il divieto di non consumare fuori dai bar e, più in generale, un richiamo alla responsabilità collettiva più volte chiesto da tutti gli esecutivi, nazionali o regionali che fossero.
Le scene viste nei giorni scorsi raccontavano una realtà completamente diversa, con capannelli di persone intente a consumare caffè e perfino da bottiglie dal contenuto alcolico. E’ evidente, quindi, che al di là delle interpretazioni e della confusione generata dalle norme, ciò che a volte sarebbe venuto a mancare è il rispetto nei confronti delle misure stesse, a cui si deve aggiungere una manifesta tolleranza da parte delle forze dell’ordine impegnate nei controlli. Sì, è proprio il caso di dire che verranno tempi migliori.