da Il Piccolo del 28 ottobre 2018 – di Stefano Cerri. Spaccio tra i banchi di scuola, spinelli negli zaini, utilizzo di droghe anche tra insegnanti. Com’ è successo nel Veneziano ieri, con una “prof” nei guai e 43 grammi di marijuana trovati a casa di un alunno, già dosati e pronti per essere venduti.
Si vuole evitare scenari simili a Trieste: perciò, i consiglieri della Lega Monica Canciani ed Everest Bertoli hanno depositato il 22 ottobre una mozione con oggetto “Prevenzione in ambito scolastico sui rischi dall’ uso di sostanze stupefacenti”, aderendo al Piano straordinario “Scuole Sicure” del Ministero dell’ Interno.
Dalla Relazione europea sulla droga 2018 emerge che nella fascia di età 15-34 anni, l’ Italia è il secondo paese europeo per uso di cannabis. Si stima anche che siano circa 60.000 gli studenti di età compresa tra i 15 e i 19 anni che utilizzano farmaci antidolorifici dieci volte più potenti della morfina; con 30 euro è possibile acquistare un grammo di cocaina e si possono anche trovare delle “microdosi” a 10 euro, mentre bastano solo 8 euro per una pillola di ossicodone.
Qui nel Triestino, lo Spazio Giovani Androna degli Orti dell’ AsuiTs ha certificato che nel 2014 gli under 25 assistiti per problemi di tossicodipendenza erano 84, mentre nel 2016 sono saliti a 166, di cui 17 minorenni. I consiglieri comunali intendono dunque presentare un progetto in via sperimentale, in collaborazione con Regione, Ufficio scolastico Fvg e AsuiTs, per portare in alcune realtà scolastiche test anti droga, che verranno effettuati su base volontaria e nella piena collaborazione con le famiglie.
La mozione, già depositata, dovrà seguire l’ iter in commissione e poi in Consiglio: per ora nessuna certezza sulla quantità e sulla provenienza dei fondi ma sulle tempistiche si conta che il progetto venga approvato tra novembre e dicembre, per poi essere inserito tra gli obiettivi da raggiungere nel 2019. «È una vera e propria emergenza – spiega Bertoli-, laddove il piccolo spaccio colpisce i minorenni, tutte le istituzioni, pubbliche, scolastiche e la famiglia stessa, devono collaborare per prevenire, perché appunto prevenire è meglio che curare».